Intervista sul referendum istituzionale 2020

Intervista al Prof. Costa sul referendum istituzionale

Prof. Costa, lei è noto per i suoi interventi sui temi dello Statuto siciliano e dell’Autonomia, ha scelto cosa votare al referendum?

Sì, ho fatto molto in fretta le mie valutazioni e credo che questo tema, seppure forse apparentemente non vitale, va ad incidere molto anche sulle relazioni tra Sicilia e Italia. Se non ci si è fatti un’idea precisa meglio stare a casa che votare “a caso” o “a simpatia”. Ma se si hanno le idee chiare è il caso di esprimere il proprio parere, almeno finché siamo in un ordinamento che ce lo fa esprimere.

Perché dice questo? Teme svolte autoritarie? Non è che cadiamo nel complottismo?

Beh, mi sembra evidente che è in atto un regresso della libertà e della democrazia in tutto il mondo. Persino dove già c’era un regime totalitario questo stringe il morso: si pensi che in Cina Hu si è proclamato “Presidente a vita”; neanche Mao lo era, lo sapeva? Ma non c’è bisogno di andare così lontano o in Bielorussia. Anche le cosiddette “liberal-democrazie” stanno piuttosto male: una volta è il Covid, una volta un’altra “scusa”… Il fatto è che gli spazi di rappresentanza e di libertà vanno sempre a stringere. E non da ora; è dalla caduta del Muro di Berlino che questa storia va avanti. Ma ora l’accelerazione è sotto gli occhi di tutti. Ma non voglio divagare, torniamo al referendum…

Appunto torniamo al referendum. Cosa vota dunque?

Io voto NO. E credo che i motivi siano anche abbastanza forti.

Ci vuole fare qualche esempio. Ci sarà anche qualche buona ragione per il Sì.

Certo, vediamo le ragioni del Sì, sia quelle dichiarate, sia quelle “raccolte tra il Popolo”, che si leggono nei commenti in linea ai quotidiani. La principale motivazione è il “risparmio”. L’Italia ha un debito pubblico che è pari a circa una volta e mezzo il proprio Prodotto Interno Lordo? Tagliamo con la scure il Parlamento e risparmiamo un caffè a testa l’anno. Questa la motivazione ufficiale, incredibile! Devo pure commentarla? Basterebbe una piccolissima sforbiciata ad una delle infinite prebende della “casta” a ottenere un vantaggio più che doppio. Si fa leva solo sull’ignoranza…sull’ignoranza e sulla rabbia sociale.

I sostenitori del Sì sono soprattutto militanti grillini e leghisti, sostenitori dell’antipolitica da “Bar dello Sport”, quello da – me lo lasci dire in siciliano – “sunnu tutti curnuti…”. Sono tutti uguali, sono tutti ladri, tagliamo! tagliamo! Tanto il Parlamento è inutile….

Questi argomenti non solo non attaccano con chi ha un minimo di educazione civica, ma fanno venire i brividi per la loro volgarità e il loro analfabetismo. In altre parole sono pericolosi per la tenuta democratica, per gli equilibri istituzionali. Ci sarà un motivo se praticamente la totalità dei costituzionalisti fa quadrato per il NO (poi c’è sempre il bastian contrario, ma che cambia?).

Il punto è: chi ha oggi in Italia un minimo di educazione civica?

Sottintende che sulla maggioranza degli italiani farà presa questa leva “facile”?

Spero di no, ma oggettivamente lo temo un po’. Entrare al “Bar dello Sport” e dire “tagliamo i deputati” è un po’ come dire: “che ne dite di abolire le tasse?”. Sono argomenti rozzi e volgari, che non a caso nell’ipotesi dei temi tributari il costituente ha sottratto al referendum. Perché tra democrazia e populismo c’è un oceano. Una grande colpa della Repubblica, dal 1946 ad oggi, è di non aver mai preso sul serio l’educazione civica, sin dalla culla…. La Costituzione Siciliana del 1812 prevedeva che fosse letta dai sindaci e dai parroci almeno una volta l’anno su pubblica piazza. Allora si capiva che la Costituzione si poteva difendere solo se i cittadini ne erano consapevoli, mentre da sola è un pezzo di carta indifeso. Già è stata stravolta una volta, con l’obbligo del pareggio di bilancio, che è un’assurdità economica. Il rischio è che subisca un altro colpo. Ma non dispero: il NO cresce, la gente è meno stupida di quel che si pensa nei Palazzi.

I Palazzi? Ma questa riforma è presentata come la riforma del Popolo contro il Palazzo…

Se così fosse vorrei capire perché, tranne qualche piccolo partito insignificante, l’hanno votata tutti: dall’armata brancaleone della cd. sinistra, al PD, al Movimento 5 Stelle (che ne fa più di altri una bandiera), a Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia… In pratica sono tutti d’accordo. È il Popolo a dovere non essere d’accordo, altro che storie…

Ma non è vero che diminuendo il numero migliora la qualità dei rappresentanti?

In virtù di quale principio magico ciò debba accadere… non è dato sapere. Se con l’attuale sistema 99 su 100 sono rappresentanti mediocri o raccomandati, e 1 su 100 ce la fa a passare e a rappresentare un Paese diverso, ad avere un diritto di tribuna…. Domani questa “eccezione” non ce la faràpiù, l’imbuto si stringe, restano solo mediocri e raccomandati, anzi, “nani e ballerine”, per citare l’intramontabile Formica… Una Sara Cunial (non sto dicendo che la stimo a 360°, dico solo che è una “eccezione”, nel complesso positiva) che almeno ogni tanto fa sentire una voce diversa, sarà impossibile. Non sentiremo più voci come questa. Siamo pronti a questo sfregio?

Dicono i sostenitori del Sì, che allora con questo ragionamento ci vorrebbe un Parlamento di 10.000 persone…

Argomento… ad usum ignorantium….: esiste una proporzione logaritmica tra numero di rappresentanti e dimensioni della popolazione. I rappresentanti per abitante, da che mondo è mondo, sono di più nei paesi di piccole dimensioni e di meno in quelle di grandi dimensioni.  E quelli attuali sono in linea con quanto avviene in tutto il mondo.

Ma c’è chi dice che oggi abbiamo la rappresentanza più numerosa d’Europa.

Argomento falso. Non si può contare il Senato: dove non c’è (paesi monocamerali come l’Ungheria), dove è una camera ornamentale in gran parte ereditaria (la Camera dei Pari britannica), dove ha davvero pochi poteri (come il Sénat francese), dove è una Camera delle Regioni (come il Bundesrat tedesco). Se vogliamo parlare di una riforma del Senato facciamolo pure, ma è un altro discorso. Il termine di confronto è quello delle “camere basse”, cioè in Italia della Camera dei Deputati.
Do numeri secchi, che chiudono la questione: l’Assemblea nazionale francese ha 577 componenti, il Bundestag tedesco 709, la Camera dei Comuni britannica 650. In Italia ne avremmo solo 400!! Naturalmente non faccio confronti con i paesi più piccoli, che è normale possano avere camere di dimensioni minori.
A livello di rappresentanti pro capite dopo la riforma andiamo in coda a TUTTI i paesi europei.
Per trovare qualcosa di diverso dobbiamo andare ai giganti del mondo: USA, Russia, Europarlamento, India…. Ma anche lì il confronto sarebbe falso. Non si può confrontare il rapporto rappresentante/rappresentati di un paese, anche grande, come l’Italia con quello di veri e propri continenti e subcontinenti. E’ un paragone semplicemente senza senso. Come se paragonassimo i 60 rappresentanti del Consiglio Grande di San Marino con i deputati italiani. In proporzione dovrebbero avere UN deputato! E neanche. Il confronto va fatto con paesi omogenei, come quelli che ho detto sopra. Ed è impietoso. L’Italia si avvia a diventare una delle tante “democrature” emergenti. Anche se, lo dico con una certa amarezza, potremmo anche fare da apripista per simili involuzioni autocratiche in Europa e in giro per il mondo. In fondo anche il fascismo fu il primo regime totalitario in Europa, seguito poi da molti altri.

Autocratico? Totalitario? Non è che stiamo esagerando?

Non lo dico io, lo dice la storia. Tutti i regimi totalitari hanno sempre chiuso o ridotto le camere. Persino Augusto ridimensionò il Senato quando trasformò la Repubblica in Impero: meno Senatori, meno possibili oppositori. O dobbiamo ricordare la falcidia di deputati operata da Benito Mussolini. O dobbiamo ricordare che questa, come molte altre “riforme” degli ultimi 30 anni, è ESATTAMENTE quello che Licio Gelli prescriveva nel suo “Piano di Rinascita Nazionale”. Ci sarà un motivo perché le élite, le tecnocrazie, hanno tutte il “pallino” di castrare i Parlamenti…. E l’apripista di questa “riforma” il M5S è una macchina progettata sin dall’inizio per svuotare di senso Costituzione e Repubblica. Confesso che all’inizio ci sono cascato anch’io un po’. Ma errare è umano, perserverare diabolico.

Però non siamo ancora entrati abbastanza nel merito. Che succede di fatto se la Camera anziché 630 deputati ne ha 400. Ammesso che sia tutto vero ciò che ha detto sinora, è una questione di principio dunque? Una difesa della democrazia in quanto tale? Una lotta “di bandiera”?

Non solo! È una faccenda tremendamente pratica, e agisce su due temi vitali: l’agendaglobale, e la possibilità di ricambio. Cioè colpisce al cuore la democrazia.

Non capisco. Possiamo spiegarlo meglio? Agenda globale?

Parliamoci chiaro. Ma lei pensa che la Riforma dell’Università l’abbia realmente pensata Maria Stella Gelmini? Ma lei pensa veramente che l’estensione dell’obbligo vaccinale sui neonati sia tutta opera, pensiero, farina del sacco di Beatrice Lorenzin? Non voglio dare un giudizio di merito, ma sul processo che ha condotto a queste riforme. Lei pensa che l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori sia stata una illuminazione notturna della Fornero? Purtroppo questi politici (nel caso di specie tutte donne, ma gli uomini non sono affatto migliori) si limitano a propagandare e a mettere la firma a qualcosa che è stato già deciso altrove, lontano dal dibattito democratico e dai parlamenti. Dove? E che ne so? Questo sì che davvero sarebbe complottismo. So per certo che non è farina del loro sacco e che era stato deciso da tempo altrove: Google Camps, Riunioni del Bilderberg, Trilaterale, tutt’al più Commissione Europea… A meno che non vogliamo pensare che queste riunioni siano secretate perché mentre parlano di arte e di sport, o di gossip, non vogliono essere disturbati. Ma credo che queste riunioni siano solo di “divulgazione” di principi già elaborati alla classe dirigenti. Il luogo di elaborazione delle politiche globali mi sfugge del tutto, ma è evidente che ci sia, perché poi le stesse riforme si ripresentano pari pari in tutto il “Mondo Libero”….
Ebbene, questa agenda, che solo un cieco, o chi è in malafede, potrebbe non vedere, ha ancora un fastidio: deve sempre passare dai Parlamenti. Il Parlamento, quindi, è diventato un problema. Ogni tanto c’è un “non allineato” che rompe le scatole, che sveglia il popolo dormiente.
Ora la soluzione è presto trovata: meno deputati, più controllo delle segreterie di partito su candidati ed eletti, meno pecore nere, meno rischio di contestazioni di fronte all’avanza imperterrita dell’agenda globale.
E se qualcosa va storto? Si corrompono, in mille modi: ma MENO SONO, PIÙ FACILE SARÀ COMPRARLI. Ci vuol tanto a capirlo?
E il mancato ricambio che c’entra?
C’entra. Perché se i “posti” sono di meno, le Segreterie staranno più attente ai pochi posti disponibili, che vadano a “servants” più fidati possibili, senza il rischio minimo di errore.
Chi poi volesse cambiare le cose, si troverà a candidarsi in partiti antisistema, che all’inizio saranno necessariamente piccoli; i quali partiti troveranno sbarramenti insormontabili. L’elettore medio non conosce questa verità elementare, ma … se diminuisce il numero dei rappresentanti si alza il quorum, e quindi per una forza ostile all’agenda o semplicemente per una nuova forza, lontana dalla pentarchia o esarchia che ci ammannisce il consueto teatrino, diventa sempre più difficile, ai limiti dell’impossibile, superare questo sbarramento ed entrare in Parlamento.
Se a questo aggiungiamo che lo stesso venticello populista e autoritario ha divelto il finanziamento pubblico ai partiti (che era una cosa GIUSTISSIMA, PERCHÉ CONSENTIVA ANCHE A CHI NON È RICCO DI FARE POLITICA), il ricambio diventa impossibile, e le élite autocratiche possono dormire sonni tranquilli, e il bello è che lo fanno con una richiesta “a furor di popolo”….

Un’ultima cosa: ma la Sicilia ci perde qualcosa di specifico in tutto ciò?

La Sicilia – non è mai troppo ripeterlo – dispone di uno Statuto di Autonomia violato dal Dopoguerra dall’arroganza dello Stato e dalla sudditanza della classe politica locale, quasi sempre espressione degli stessi partiti che dall’Italia massacrano la nostra Terra.
L’unica possibilità – Bolzano e Aosta insegnano – di difesa della nostra piccola Carta Costituzionale non sta in Assemblea, per quanto questa sia importante, ma nel mandare a Roma una rappresentanza indipendente dai partiti italiani che condizioni le maggioranze al rispetto dei diritti dei Siciliani, non solo di quelli statutari, ma di quelli elementari di cittadinanza, dell’insularità etc.
Ma è normale che la spesa pro capite per investimenti, quella sanitaria, etc. sia in Sicilia solo i 2/3 di quelle delle regioni privilegiate del Centro-Nord? Questo accade perché deputati e senatori siciliani devono ai segretari italiani e non ai siciliani le loro elezioni. Abbiamo sbagliato noi elettori? Certo. Ma dopo questa riforma, in cui la Sicilia perde più di un terzo della sua rappresentanza, in cui si alzeranno ancora i quorum elettorali, la nostra possibilità di riscatto invece di avvicinarsi si allontana. Avevamo condizioni ideali nella prima repubblica, con il proporzionale puro e senza sbarramenti. Ma i nostri padri, “drogati” da un po’ di assistenzialismo, dormivano. Poi a poco a poco hanno chiuso la porta e messo catenacci. Questo è solo l’ennesimo. La possibilità di pacifico riscatto per la Sicilia si allontana. Molte aree interne e minori perderanno ogni rappresentanza in Parlamento.

Un colpo irrecuperabile quindi?

Uno dei tanti, ma sarebbe un errore arrendersi, qualunque sarà il risultato. Non dimentichiamo che l’Assemblea Regionale Siciliana, sotto un vile ricatto finanziario, ha subito analoga mutilazione nel 2013: da 90 a 70 deputati. E non mi pare che la “qualità” dei deputati regionali sia migliorata per questo. Ricordo appena che con la stessa popolazione Catalogna e Scozia hanno 120 deputati regionali…
Se si vuole risparmiare si taglino una buona volta le indennità e non si risparmi sulla democrazia.

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