La privatizzazione degli aeroporti siciliani è un altro delitto coloniale
La privatizzazione degli aeroporti siciliani spiegata in due parole.
Lo Stato italiano ruba risorse alla Regione siciliana, su scala di diversi miliardi l’anno.
La Regione siciliana non riesce a chiudere i bilanci e strangola i Comuni.
Il Comune di Palermo non sa a che santo votarsi.
Idea! Vendiamoci l’aeroporto di Punta Raisi. Facciamo un po’ di soldini e tiriamo a campare un altro po’.
Viene qualche sciacallo da fuori e se lo pappa per pochi spiccioli.
È nell’interesse pubblico o no? Cosa guadagniamo da questa operazione?
Quando spiego ai miei studenti il rendiconto finanziario (un documento di bilancio) che divide le entrate e le uscite in tre blocchi (da gestione operativa, da finanziamenti e rimborsi, da investimenti/disinvestimenti), per far capire meglio la differenza tra queste tre bocche da fuoco, racconto sempre un aneddoto.
“Fate finta ragazzi, che io una sera mi ritiri a casa con 100.000 euro; secondo voi è stata una bella giornata?”. In genere la risposta è “Sì”.
“Ora facciamo un approfondimento ulteriore. Le ipotesi sono tre.
Prima ipotesi: mi ritiro a casa con 100.000 euro perché mi hanno pagato una consulenza.
Seconda ipotesi: mi ritiro a casa con 100.000 euro perché ho fatto un mutuo.
Terza ipotesi: mi ritiro a casa con 100.000 euro perché ho venduto la casa.
Pensate ancora che in famiglia tutti siano contenti a prescindere dal motivo per il quale ho realizzato denaro in più?”. E qui si capisce che non basta “fare soldi” per esser contenti. Dipende da dove vengono.
Se sono da “gestione operativa”, se cioè costituiscono un flusso strutturale allora “tuttu bonu e binidittu”.
Se sono da debiti …. dipende. Dipende se il ritorno di questi debiti è superiore al costo del debito. Valutazione quindi ambivalente.
Se sto smantellando la mia capacità produttiva, vendendomi la casa, l’auto, le cose d’oro, no, non è affatto una cosa positiva. Come dicevano i nostri antichi “Cu’ accatta acchiana, cu’ vinni scinni”. Sto scendendo la scala economica e sociale.
Ecco, la Regione sta facendo questo. Sta vendendo cespiti produttivi, per un pugno di lenticchie, più o meno.
Punta Raisi (Falcone & Borsellino) è in pieno decollo industriale. Il suo utile lordo ante imposte è di 14 milioni l’anno. Ciò significa che eroga dividendi a Regione e Comune, per il cui importo questi enti non hanno bisogno di ricorrere all’imposizione fiscale. Non è un “carrozzone”. Gli aeroporti siciliani “volano” (è il caso di dire) in un’epoca non facile per il trasporto aereo, in un’Europa non ancora del tutto ripresa dal trauma Covid.
E che fanno le nostre amministrazioni coloniali? Se lo svendono, come quello sciagurato che non ha i soldi per pagare il gas e si riscalda bruciando i mobili di casa.
Politiche sciagurate. Come quella che alcuni anni fa portò il Sindaco Cammarata a svendere la partecipazione di controllo dell’unica azienda comunale che era in attivo: la AMG, entrata così nel gruppo ENI.
La Sicilia ha bisogno di un processo di decolonizzazione, con ESPROPRIO A PREZZI POLITICI DEI CESPITI PRODUTTIVI alienati durante il periodo coloniale.
Chi non lo sostiene è un collaborazionista.
(immagine tratta da Live Sicilia)
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