Manipolazione e Propaganda: proviamo a fare un po’ di teoria
Ho letto recentemente di un interessante intervento psicologico sperimentale.
Si prendono 20 persone a caso, si fa osservare prima un foglio con una barretta a una certa altezza, e poi si dà loro un secondo foglio, con tre barrette (A, B e C), di lunghezze diverse, di cui solo una uguale a quella del primo foglio. A quel punto si chiede al soggetto di dire quale delle tre barrette ha la stessa lunghezza di quella del primo foglio.
In un primo esperimento le 20 persone sono isolate. Entrano nella stanza, si danno loro i due fogli, l’intervistatore domanda, loro rispondono.
Nel 100% dei casi i soggetti esaminati danno la risposta corretta, del resto evidente.
In un secondo esperimento, i 20 soggetti sono invitati a rispondere in campioni separati, in cui ci sono 19 “complici” che, chiamati a rispondere, danno tutti sistematicamente una risposta evidentemente sbagliata, e lo fanno ad alta voce e in presenza degli altri, non isolati quindi. Il soggetto esaminato interviene per ultimo, dopo aver ascoltato le risposte di tutti gli altri.
Il risultato è in apparenza sorprendente. 17 su 20, l’85%, si adegua alla risposta sbagliata degli altri! Chi con fare perplesso, chi con convinzione, chi con lo sguardo di chi “sta al gioco” ma ha capito. Sta di fatto che solo il 15%, molto timorosamente, insiste sulla risposta che ad evidenza è quella giusta.
Ripetendo l’esperimento, per controllo, su un altro campione di 20 persone, il risultato è identico: il 15%! Solo il 15% resiste e dà la risposta giusta. Il resto, in un certo senso, si è fatto manipolare. Anzi, se si vuole dare una definizione di “manipolazione”, questo esperimento la dà in modo esemplare.
E stiamo parlando di una verità evidente, non di una costruzione sociale complessa, come … la “famiglia”, lo “Stato”, … l’Europa…
Il 15%…..
Che mi ricorda?
Ah, sì, mi ricorda una cosa ben precisa, troppo precisa. Nei paesi in cui il controllo della cultura e dei media da parte del “mainstream” era pressoché totale (quindi tiriamo via quelli in cui, anche controllando i governi, questo fosse imperfetto, come nei Balcani o in Africa), il 15% è la percentuale più o meno universale di persone che ha resistito alle imposizioni pseudo-vaccinali del Covid 19. Dappertutto, che fosse il New York State, la Lituania, la Spagna o l’Italia, sempre il 15% era. Un 15% di “refrattari” che a un certo punto ha costretto a chiudere la prima fase dell’esperimento per la difficoltà di una loro totale repressione.
Ma il Covid è solo un esperimento sociale più evidente del solito. Ce ne potrebbero essere o essere stati tanti altri simili. Il Covid è esperimento in vitro, perché, passate le prime settimane, i termini della questione erano già chiari a persone di normale intelligenza. È bastato un mese o due, del 2020, per capire che la narrazione ufficiale faceva acqua da tutti i lati, non stava in piedi come la barretta più lunga che doveva essere uguale a quella più corta, eppure….
Si era capito quasi subito dove volevano andare a parare. Si capiva subito che il vaccino era inutile perché c’erano mille altri modi di curare un virus che, per quanto “potenziato” in laboratorio perché fosse quanto più nocivo possibile, alla fine passava lo stesso. Era evidente che boicottavano qualsiasi cura alternativa, anzi prescrivevano trattamenti mortali, al solo fine di creare un’emergenza altrimenti inesistente. Era semplicemente evidente. Era evidente, quando fu lanciato, che il vaccino fosse inefficace: i casi di reinfezione arrivarono quasi subito, ad onta del termine “immunizzazione” usato sempre a sproposito. Ed era altrettanto evidente che fosse nocivo, tutt’altro che “sicuro”, come si diceva. Era anzi studiato proprio per fare male. Si è saputo quasi subito che causava gravissimi problemi cardiaci, molti dei quali hanno poi causato le cd. “morti improvvise”, anche tra giovanissimi, che causava esplosioni di malattie autoimmuni, ma che soprattutto ha causato un’infinità di casi di turbo-cancro. Si era capito da subito, eppure….
Eppure solo il 15% della popolazione, all’incirca, ha colto tutto ciò, più o meno subito. Gli altri sono stati tratti in inganno dalla manipolazione. E lo sono tuttora, perché il sistema mediatico, sul punto, ha cambiato pochissimo e tende soltanto, al massimo, ad un “pietoso oblio”….
Ci si chiede a questo punto, da cosa dipenda questa costante fissa di refrattarietà alla manipolazione. Nel nostro piccolo, avendo tutti a disposizione un campione assai significativo di “credenti” e “non credenti”, abbiamo cercato di correlare questo 15% a questo o quel fattore.
Ad esempio il sesso. Ma con risultato negativo. I dissidenti sono distribuiti in egual modo tra uomini e donne. No, non c’è alcuna correlazione con la sessualità. O, meglio, una debolissima correlazione c’è: le persone sessualmente ambigue, gli omosessuali, i “fluidi”, sono tutti, o quasi tutti, nell’85%. I “15%” sono persone sessualmente definite in modo netto, quasi sempre almeno. Ma la condizione appare ancora sufficiente ma per nulla necessaria: nell’85% ci sono milioni e miliardi di uomini e donne non sessualmente ambigui.
Il quoziente intellettivo? Neanche. Nel 15% troviamo persone “povere di spirito” e “geniali”. No, non c’entra nulla neanche questo.
Il grado d’istruzione? Men che mai. Il taglio è netto. Troviamo il 15% tra i laureati e il 15% tra gli analfabeti. O, se correlazione c’è, è debolissima e quindi irrilevante.
L’orientamento politico? Qua una debolissima correlazione sembra esserci. Il 15% è fatto in gran parte da scettici e qualunquisti, o anti-sistema. Troviamo però molte persone di “destra” e anche non poche “di sinistra”. Una leggerissima maggior correlazione dell’85% con l’attuale “sinistra” potrebbe avere spiegazioni con altre ipotesi secondarie, come la maggior copertura mediatica, cioè la cosiddetta “egemonia culturale” , che colpisce ovviamente molto di più i “normie”, ma che in altre condizioni potrebbero essere tranquillamente di “destra” o altro ancora. Non è determinante quindi, da scartare.
L’età? Neanche a parlarne! Ho visto fanatici ultra-vax andare in giro con la mascherina fino a poco tempo fa, con volti da ospizio ovvero da “rinco-boys” in egual misura.
La religiosità? Neanche, non ci perdo tempo.
L’unica correlazione che intravedo, infine, è con un tratto psicologico, trasversale a tutti i gruppi sociali, etnici, religiosi, etc. etc. Le persone del 15%, infatti, possono pure avere o avere avuto una rete numerosa di relazioni sociali o di amicizie, ma sono, strutturalmente, quelle soggette a maggior rischio di … isolamento. E qui va aperta una parentesi psicologica….
Le persone, sin dalla nascita, sono distinguibili nettamente in tre categorie: i leader, i gregari, i tendenzialmente isolati. Andate in un asilo, o in un posto di lavoro, o in un convegno universitario, o in qualunque altro … “alveare” umano. Troverete subito, se osservate da fuori, queste tre categorie. Troverete sempre dei capannelli di persone che parlano e che giocano, e delle persone o ai margini del gruppo, o del tutto fuori da ogni gruppo, da sole. Non sto parlando di persone “autistiche”, lì siamo nel campo della patologia. Sto parlando di persone complessivamente sane, ma che interagiscono con maggior diffidenza nei confronti del prossimo e, se non ne sono convinte, preferiscono diminuire il numero delle amicizie a quelle indispensabili, due, una, o addirittura nessuna. Gli altri, nel gruppo, hanno sempre chi si mette a capo, e non può far a meno di essere un capo, e chi si mette nel gruppo, e non può fare a meno di essere nel gruppo, senza il quale si sente perso.
Gli “isolati” non sono sempre fisicamente isolati. In condizioni buone riescono ad entrare in un gruppo, e qualche volta persino a guidarlo, ma, nel loro intimo, hanno sempre poca fiducia nel “branco” e sono pronti a lasciarlo alla minima occasione di disagio.
Ho conosciuto tante persone nella vita, e specie nel mio ruolo di educatore. Le osservo, le catalogo. Riconosco in fretta i leader, i gregari e gli isolati. Spesso l’isolato è portato, se le condizioni lo consentono, a dubitare del sistema nel quale è inserito, a reagire, ad essere “anti”, talvolta in senso negativo e distruttivo.
Ad esempio, il mondo “sicilianista”, che ho frequentato per decenni, è pieno zeppo, in maniera quasi patologica, di questi “isolati”, ciascuno “partito a sé”, talvolta nel senso letterale del termine. Non è un caso che la dissidenza, sul Covid ad esempio, sia stata altamente correlata a questa tendenza politica.
Ma si tratta di una patologia psicologica o no? Ovviamente no, si tratta di un carattere psicologico innato, e quindi genetico, assai minoritario nel genere umano (appunto, circa del 15%). Perché questo carattere è minoritario? E perché, sia pur minoritario, è sopravvissuto?
Torniamo un attimo alla patologia autistica per capirlo.
L’autismo è una malattia, oggi più diffusa che in passato (e credo di sapere perché), ma pur sempre, per fortuna, che interessa una esigua minoranza di persone. Essa ha uno spettro: si va da forme molto lievi, e compatibili con una vita sociale quasi normale, a forme gravissime, che bloccano di fatto lo sviluppo psichico di una persona o lo condizionano pesantemente.
Se idealmente mettessimo lo spettro di questa patologia in una scala da 0 a 10, troveremmo a 10 le forme più gravi, quasi incompatibili con la vita, e a 0 le persone completamente immuni da questo disagio.
In tale spettro ideale –poniamo – tutti coloro che si trovano nell’intervallo che va da 0 a 1, sono persone complessivamente sane, cui nessuno diagnosticherebbe alcuna forma di autismo, ancorché lieve, ma che ne portano una goccia in modo latente. Ecco, nessuno si offenda, il 15% è dato da queste persone che hanno in sé una “goccia” di autismo, ma non ancora a livello diagnosticabile. A me è capitato di aver a che fare con qualche bambino affetto da autismo; la caratteristica che salta subito agli occhi è l’estrema difficoltà di attirare la sua attenzione. Non vi ascolta. Non puoi affabularlo, educarlo, convincerlo, finché la sua mente è altrove, nel suo mondo. E naturalmente è un grande problema pedagogico, ma non è di questo che dobbiamo parlare oggi. Il punto è che gli “isolati” sono, poco poco poco, altrettanto “sordi” all’affabulazione esterna. Non è facile convincerli, seguono un loro discorso interiore, non gli importa molto di ciò che fa il mondo intorno a loro. Tutto qua.
Perché allora i “normie” sono la maggioranza? Perché essere “normali”, farsi condurre dal gregge, è maggior garanzia di successo sociale, e, darwinisticamente parlando, in ultimo riproduttivo. Di norma, infatti, l’eccessiva introversione degli “isolati” è un fattore di ostacolo dal punto di vista sociale ed economico. Normale che sia una tendenza minoritaria. Tal altra, però, la “diffidenza” difende; raramente, ma può capitare. Ciò potrebbe spiegare la permanenza di questa minoranza che non si estingue. O essa potrebbe essere spiegata dal fatto che, in fondo, si tratta di una patologia allo stato talmente lieve, da non essere del tutto incompatibile con il successo sociale.
E questa “teoria”, nella sua semplicità, mi sembra spieghi molto bene quello che sta accadendo oggi intorno a noi. Oggi, a differenza del passato, anche recente, viviamo in un regime di propaganda sistematico. La propaganda c’è sempre stata, ma ora è stata “ingegnerizzata”. È diventata “scientifica”. Si sa cosa colpisce il genere umano, e i messaggi sono tutti indirizzati affinché il “gregge “(cioè la massa dei gregari, ma anche dei “leader”, che sono parimenti indifesi rispetto alle “mode” lanciate dalla propaganda) faccia ciò che deve fare. A questo punto, quanto più la propaganda si fa sfacciata ed esce allo scoperto, tanto più la minoranza, proprio perché refrattaria alla propaganda, esce altrettanto allo scoperto e si fa insofferente. Nasce così il “complottismo”. Il 15% è additato alla massa come “complottista”; massa che, per sua stessa predisposizione, accetta questa etichetta come accetta qualunque altra verità di regime.
Se il regime dicesse ogni giorno che 2+2 fa 5, non solo alla fine l’85% direbbe che 2+2 fa 5, ma se lo stesso regime dicesse pure che chi dice che 2+2 fa 4 è un “complottista”, o venisse etichettato con un altro epiteto infamante (oggi sono di moda “retrogrado”, “fascista”, etc.), la massa seguirebbe la propaganda con altrettanta immediatezza anche in questo giudizio di valore.
Questo spiega semplicemente tutto, o quasi, ciò che ci sta circondando. E rende vane molte forme di resistenza, se e quando non accompagnate dal controllo dei mezzi di propaganda, come ad esempio l’esercizio del “voto”, troppo contaminato da meccanismi pratici e condizionamenti psicologici, perché possa essere realmente efficace. In condizioni determinate può esserlo, non lo nego, ma allo stato, almeno nel nostro sistema, i meccanismi di controllo in atto sono tali da renderlo momentamente inutile.
Con la propaganda in mano puoi anche divertirti. Puoi decidere che ciò che è brutto, orrendo anzi, deve essere bello. Che ciò è infame, immorale, diventi giusto, e così via. Basta controllare la “cultura” in tutte le sue forme: scuola, intrattenimento, TV, spettacolo, musica, giornali, etc. etc.
Le lobby (più o meno innominabili) da decenni non fanno altro che controllare sempre più questi canali e centralizzare i messaggi che ne derivano. I cosiddetti “cambiamenti della società” sono quindi da alcuni decenni ormai nient’altro che l’agenda in atto delle medesime lobby. Chi non lo vede, ha scelto di non vederlo. O, meglio, geneticamente appartiene a quell’85% che strutturalmente non può vederlo.
Si può dire, impunemente, che “l’85% dei francesi è andato in delirio per l’apertura dei Giochi Olimpici”. L’85% è una percentuale molto maggiore di quelli che hanno visto l’evento in TV, ma non importa. Non fate l’analisi logica alla macchina della propaganda. Non c’è logica, solo messaggi. L’orrendo è bello, punto e basta!
Si può dire che la Harris, che alle scorse primarie aveva preso l’1% nel suo partito, che per 4 anni non si sa bene cosa abbia fatto, che non volevano neanche i cani fino alla débacle televisiva di Biden (a proposito, sapete se è ancora vivo?) e al fallito attentato di Trump, diventa di colpo un successo strabiliante. Ogni tre giorni ti dicono che in Pennsylvania ha superato Trump, buttano giù numeri che partono da un assottigliamento del divario vero, fino ad immaginare una rimonta, etc. Tutto inventato, naturalmente, tutta una realtà virtuale. Ma sull’85% secondo me fa presa. Il babbeo mediatico si convince che il vento è questo, e ci si butta a capofitto come un idiota. Il …. conformista… di Giorgio Gaber. Se non l’avete ascoltato mai, fatelo….
Tutto è manipolabile, tutto è inventabile, basta avere le carte giuste da giocare.
Quindi? Quindi non fate … bile….. Se appartenete al 15% (e se leggete questo sito mi sa che siete del numero) continuate a restare immuni al messaggio. Lavorate sul confine, perchè c’è sempre una zona grigia: potremmo scendere al 13% o salire al 16%. Ma alla fin fine quelli siamo, geneticamente. E il sistema teme la nostra semplice esistenza e resistenza. La “controinformazione” la possiamo fare solo nel nostro mondo, senza illusioni di fare breccia fuori.
Se poi siete “ricchi”, ma per davvero, allora dovete solo impossessarvi di strumenti di comunicazione mainstream, e semplicemente, suonare un’altra musica. Il resto seguirà da solo. Se avete i mezzi, vi seguiranno tutti come il pifferaio magico.
Quindi, alla fin fine, chi controlla il denaro, controlla la cultura, e chi controlla la cultura, controlla tutto il resto. Quindi tutto nasce a monte dal controllo del denaro.
E c’è chi, a differenza di noi, lo ha capito bene da secoli.
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