Nell’ennesimo giorno della disperazione degli imprenditori siciliani i giornali danno “altre” notizie

Guardate l’immagine che vi propongo.

È uno stralcio da alcuni dei principali quotidiani siciliani, on line e no: GdS, Live Sicilia, Blog Sicilia.

La notizia di apertura, la più importante, è sempre la stessa dal 31 gennaio 2020: il numero di ricoverati, di “morti e feriti”, di terapie intensive, e ora, unica “novità”, del numero di vaccini.

Il resto del mondo va in settima pagina, dopo il gossip sullo sfogo umorale del Presidente Miccichè, sempre sullo stesso tema peraltro.

Il tempo in Sicilia, in pratica, si è fermato. I giornali, come un disco rotto, danno la stessa notizia ogni giorno, 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno, con appena le varianti virtuosistiche sul tema. È come se la realtà fosse stata sequestrata dall’informazione e dalla politica, che sono poi per me la stessa cosa, e al suo posto fosse stato preso un segmento di realtà, trasformato in narrazione e proposto all’infinito, senza peraltro curarsi delle lampanti contraddizioni di questa informazione.

Ma la realtà non si ferma, e se si ferma muore.

Ormai l’esasperazione di chi si è visto privato del proprio reddito, NON da una malattia, ma dalla gestione deliberatamente criminale della stessa, ad ogni livello, finalizzata a resettare l’economia e ad annullare ogni forma di impresa, proprietà privata e ceto medio, tra la super-aristocrazia globale e la massa brulicante dei “neoprolet”, campati con il reddito di sussistenza, o impiegati a ore per pochi spiccioli.

È difficile che si capisca bene cosa è successo o stava per succedere, anche agli occhi e alle orecchie più attente. Il mondo dell’informazione, impazzito, è quasi del tutto occupato militarmente, tranne poche voci coraggiosissime, come quella dei Nuovi Vespri ad esempio. Guardate che musica diversa abbiamo in prima pagina:

 

 

L’unico modo di utilizzare invece l’informazione mainstream è di leggervi in controluce, per i principali quotidiani addirittura di fare il “negativo”, per cercare di capire cosa sta realmente succedendo. Ma non è facile.

Il progetto sta fallendo, sta riuscendo, si accontenteranno di fare un po’ di soldi con la vaccinazione di massa, e senza una Norimberga 2 ammaineranno le vele, o andranno avanti fino al punto di non ritorno. Anche a costo di scatenare una folle guerra nucleare con quelle porzioni di Terra che “non ci stanno”. Non si sa. Una voce dentro mi spinge all’ottimismo, mi dice che fra poco “muti muti” cominciano la “grande ritirata”, per insostenibilità di questo teatro a tempo indeterminato, ma potrebbe essere il mio inguaribile ottimismo.

Quello che so, e che vedo, sono gli effetti devastanti dei bombardamenti sulla nostra Terra. E, anche senza essere acuti “dietrologi”, si vede che le prime vittime di questo massacro, le partite IVA, ormai sono sul piede di guerra. Ogni giorno.

Anche oggi sono scesi in piazza sotto il Palazzo a gridare la loro rabbia. La Sicilia è più colpita della stessa Italia. È più colpita perché l’intrattenimento, il terziario, il turismo, la ristorazione, il tempo libero, sono il PANE di questa terra, e soprattuto stavano per decollare prima del “grande crimine”. Ed è più colpita perché lo Stato patrigno sta dirottando tutte le poche risorse disponibili altrove, anche quelle ottenute grazie al nostro basso prodotto interno lordo, e si diverte ad ingannarci con la favoletta del “ponte”, per somma beffa ad uso dei siciliani creduloni.

Ma i giornali siciliani non danno conto di questa pacifica rivolta. Il loro orologio ormai è rotto.

Chi darà voce a questi Siciliani esasperati?

La politica tradizionale ha fallito.

Un invito al Sicilianismo: solo voi potete e dovete farvi interpreti di questa rivolta. Ma parlo del Sicilianismo vero, non dei tanti, troppi riciclati, voltagabbana e personaggi ambigui.

Tema di riflessione, a mio sommesso avviso, per l’attivismo di “Siciliani Liberi“, adesso in piena campagna di tesseramento e in preparazione del II Congresso Nazionale. Senza bandiere di partito, per non incorrere nel sospetto di strumentalizzazione, andiamo con le nostre bandiere istituzionali siciliane, ascoltiamoli, proponiamo loro di dare una voce. Anche perché è diventata una questione di sopravvivenza.

E se i giornali “embedded” danno uno spazio minimo, pazienza. Se ne accorgeranno tutt’assieme, quando l’onda sarà così forte da non potere più essere nascosta.

Nel frattempo spegniamo il più possibile la TV e incontriamoci per strada, dove si può e dove non si può.

Solo l’unione fa la forza.

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