Se le Multinazionali pagassero le tasse in Sicilia…
(immagine tratta da Fatto Quotidiano)
Per ora è solo una dichiarazione d’intenti. È una battaglia appena cominciata in UE, dove le potenti multinazionali faranno di tutto per mettersi di traverso.
Ma, questa è la novità, la Presidenza portoghese vuole che almeno le multinazionali dichiarino DOVE HANNO PRODOTTO GLI UTILI. Accortezza contabile, questa, che serve chiaramente ad evitare l’elusione fiscale internazionale e a tassare i redditi dove sono prodotti e non dove ha sede l’impresa, come è del resto in tutte le convenzioni fiscali internazionali.
I giornalisti italiani, non so bene su quale fonte, stimano il mancato gettito per l’Italia derivante da questa elusione, in circa 10 miliardi di euro l’anno.
E la SICILIA?
A quanto ammonta il mancato gettito per Regione (e Comuni che da questa dipendono) per l’elusione fiscale internazionale? E a chi spettano questi tributi, allo Stato o alla Regione? Non è che semmai si dovesse andare avanti su questa strada, COME SEMPRE, lo Stato si accaparra nostre risorse?
Ebbene, intanto sappiamo benissimo che stiamo parlando di IRES e IRAP, e non di IRPEF e IVA. Quindi gli accordi sciagurati che sono stati fatti e che regalano incostituzionalmente molti decimi del gettito allo Stato IN QUESTO CASO NON VALGONO.
Vale intanto l’art. 37 dello Statuto, che garantisce il gettito relativo alla Regione.
NON MANCANO QUESTA VOLTA I DECRETI ATTUATIVI. L’art. 4 del DPE 1074/1965 chiaramente recita: “Nelle entrate spettanti alla Regione sono comprese anche quelle che, sebbene relative a fattispecie tributarie maturate nell’ambito regionale, affluiscono, per esigenze amministrative, ad uffici finanziari situati fuori del territorio regionale”.
Non chiediamo nulla, per favore, alla Commissione Paritetica. Il Decreto C’È!
Lo Stato NON DEVE FARE ALCUN SACRIFICIO, perché si tratterebbe di risorse del tutto aggiuntive rispetto a quelle esistenti. E quindi poco conta la debole capacità negoziale e politica della Regione, né si pone alcun problema di copertura finanziaria. SONO RISORSE FRESCHE E NUOVE.
L’Accertamento NON COMPORTA ALCUN PROBLEMA PARTICOLARE: se la multinazionale deve, a proprie spese, per effetto di Regolamento europeo, “INDICARE QUANTA PARTE DEL RISULTATO È PRODOTTA IN UN SINGOLO STATO”, per le multinazionali il costo di indicare quanto è prodotto in Sicilia, come se fosse uno Stato a sé è praticamente nullo! Sulla base delle loro dichiarazioni la Regione accerta e riscuote. Punto. Per la riscossione di questo tributo potrebbe anche dotarsi di propri uffici: l’art. 8 del suddetto decreto lo consente sin da ora.
Quanto varrebbe questo gettito? Do per buona la stima “giornalistica” di 10 miliardi per l’Italia. A questo punto, mediando tra popolazione e PIL, il rapporto è tale che la Regione si troverebbe in cassa almeno 75o MILIONI DI EURO OGNI ANNO!!!
Ho sempre detto che c’è qualcosa di perverso nei disavanzi contabili della Regione e nel sanguinario meccanismo di ripianamento impostoci. Ma per un attimo non mettiamolo neanche in discussione. In questo modo, solo in questo modo, in POCO PIÚ DI DUE ANNI sarebbero neutralizzati i tagli di 1,7 miliardi che Roma ci ha imposto di recente, e in pochi anni si sanerebbe anche quello storico del disavanzo 2015.
Questa volta il Governo regionale deve puntare i piedi. Ma lo deve fare tutta la Società Siciliana.
Non può finire ancora una volta che lo Stato ci strangola e ci lascia le briciole. Se questo dovesse accadere davvero è dimostrato che dall’essere cittadini italiani abbiamo solo gli svantaggi.
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