Sicilia centrale o Sicilia derelitta?
È domenica sera. Il TGR, nel commentare l’esercitazione NATO nei mari della Sicilia, dice candidamente che “in un eventuale conflitto con la Russia, la Sicilia avrebbe un ruolo centrale”. Sigonella e Niscemi, la marina USA, adesso anche un impianto militare radar a Favignana.
Se non ci fosse da piangere ci sarebbe quasi da ridere. La Sicilia finalmente è “centrale” in qualche cosa: nell’essere avamposto e roccaforte militare di guerre che non ci interessano e non ci appartengono.
Poi, in cosa altro siamo “centrali”? Questo ruolo strategico della nostra Patria che dividendo ci frutta?
Nulla! Ci mancherebbe altro.
Le altre notizie sono devastanti. E non mi riferisco alla routine fatta di record negativi in tutti i campi infrastrutturali, economici e sociali. Che la Sicilia sia per l’Italia solo un fastidio, una remota e insignificante “provincia d’oltremare” dalle strade provinciali dissestate, alle bare che non si riescono a smaltire a Palermo, alla fuga dei nostri giovani. No, non mi riferisco a questo. Né alla totale assenza dello Stato, che negli ultimi due anni (giuro!) ho visto solo un paio di volte sotto forma di una azione degna dell’arresto dei peggiori mafiosi e in realtà indirizzata alla verifica che nei bar di periferia i dipendenti avessero il green pass e i clienti la mascherina ben piazzata (non scherzo!). Per il resto il disinteresse è totale. No, non mi riferisco a questa malandata quotidianità.
Mi riferisco alle novità di questi giorni.
La stangata dei prezzi petroliferi, che c’è in tutto il mondo, ma che il governo dei “peggiori” sta moltiplicando per dieci in Italia, sta accollando un peso ormai insostenibile per le Isole, che per gli approvvigionamenti dipendono in gran parte dai trasporti. Tra poco avremo di nuovo gli autotrasportatori siciliani sul piede di guerra. Ma non vi immaginate una rivoluzione a tutto tondo come in Canada contro il regime, e nemmeno una cosa seria come quella dei Forconi del 2012. No, solo una piccola azione dimostrativa, che non smuoverà di un mm il governo autoritario in carica. Il quale non considera per nulla le esigenze degli italiani, anzi lavora per la loro distruzione, e che quindi considera la Sicilia meno di niente.
Basti pensare che con il decreto ristori Draghi si sta vendendo le spiagge demaniali. Nessuno, alla Regione, ha fatto umilmente notare che il demanio marittimo in Sicilia è REGIONALE, e quindi lo Stato non può fare cassa su ciò che non gli appartiene!
Peraltro svendendo le nostre spiagge a fondi stranieri (secondo me cinesi) e quindi trasformandoci in colonie per conto terzi.
Quindi, riepiloghiamo. Se c’è da fare cassa, allora siamo italiani, certo. Se c’è da fare guerre per conto degli USA (nulla contro gli USA di per sé, ma forse dovremmo dire il deep state degli USA, che è altra cosa), allora siamo importantissimi. Per tutto il resto siamo gli ultimi della Terra.
A questo punto qualunque cosa possa toglierci da questa pessima dominazione italiana, qualunque invasione straniera, sarebbe benvenuta. Persino un’invasione turca. Nulla può fare peggiorare la nostra condizione. L’Italia è un paese fallito e derelitto. Nelle mani di liquidatori e di deliranti professionisti dell’emergenza sanitaria eterna. Prima ne scappiamo meglio è.
Ma c’è forse qualche novità. Ora il mondo del Sicilianismo, l’unica speranza per la nostra Terra, si presenterà come alternativa alle elezioni regionali, trovando il nulla come rivale. Ci saranno sorprese e ne vedremo delle belle.
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