Vivisezione di un giorno di ordinaria propaganda di regime: il TG1 la sera del 21 nov 2021

Nell’Impero di Oceania, nell’anno II della Rivoluzione del Grande Fratello, è sera. I sudditi ricevono la sera, insieme al loro più o meno magro pasto, il “pastone ideologico” di regime.

Il regime non si è ancora del tutto consolidato. È ancora in corso una sorta di guerra civile strisciante dagli esiti incerti. C’è chi dice, tra gli esperti, che il “potere” è disperato e potrebbe cadere da un momento all’altro, nonostante l’ampio consenso da manipolazione; c’è chi dice che invece il regime è in fase di espansione e consolidamento; c’è chi dice che una guerra esterna o gravi disordini economici presto porranno fine a questa “priorità”. La storia dirà chi aveva ragione. Di certo c’è che l’Europa in questi giorni è in fiamme. I cittadini che hanno capito e che non ci stanno sono molti di più del previsto, e il dissenso è così forte che non si può più nascondere dai media di regime. La vera e propria guerra civile sembra però lontana, ma non così i disordini, crescenti, come crescente e non più nascondibile è il volto sempre più autoritario del regime.

 

In questo quadro ho fatto un esperimento: ho deciso di vedere stasera il TG1. Non lo faccio mai, fa male alla salute psichica, e invito tutti a non farlo mai e a guardare la televisione il minimo indispensabile, anche nulla se possibile. La TV è il principale strumento di creazione di consenso per il regime. Ma questa volta ho voluto fare un’eccezione. Me lo sono sciroppato tutto, dall’inizio alla fine, per capire i meccanismi della propaganda, peraltro sempre più evidente, al punto che anche i più sciocchi, davvero solo con un minimo di attenzione, ormai riescono a scorgerli. Importante vedere la successione degli argomenti, lo spazio, il taglio dato ai diversi servizi.

 

Il servizio di prima serata, il più importante quindi, è dedicato ai disordini europei legati al green pass. Si fa un pastone unico, che va da Bruxelles a Milano e Roma. Le contestazioni non sono fatte da cittadini, e di sentire “anche” il loro punto di vista neanche se ne parla. Chi va in piazza sono degli alieni, sono “altri”, sono disturbatori, sono violenti, sono nemici della società da stigmatizzare in quanto tali, senza appello e senza dibattito. Il diritto di manifestare diventa una maltollerata sopportazione di una cosa (il manifestare) che è intrinsecamente illecita, illecita moralmente quando ancora non lo fosse da un punto di vista legale. Chi si intervista? Il commerciante che è stato molestato da questi “violenti”, naturalmente solo quello che riporta quel che si vuole sentire. Si riferisce il parere di Confcommercio che stima il danno delle manifestazioni, e – neanche a dirlo – si riporta la gran notizia della giornata: l’aggressione alla “giornalista” (sic!) Selvaggia Lucarelli, “impegnata nella campagna di vaccinazione” (eufemismo con cui vengono presentati ai sudditi i frequenti insulti e provocazioni violente esternate dalla donna di spettacolo). La Signora, che si augurava graziosamente di diventare un virus per ridurre gli oppositori a poltiglia verde, e che abusa della sua posizione di giudice sportivo in una nota trasmissione serale per fare discriminazioni, propaganda e violazione di privacy, va a provocare e qualche sciocco non si accorge del telefono acceso e cade nella provocazione, restituendo violenza fisica a quella morale e verbale. Occasione ghiotta, imperdibile, per dimostrare il teorema della propaganda: novax=violenti. Se non fosse stata cercata sarebbe stata comunque provvidenziale.

Colpisce la totale assenza di intervista dei manifestanti.

Eppure non si riesce a nascondere la violenza della reazione dello Stato: manifestazioni “non autorizzate” (perché? non è legittimo manifestare?), zone vietate (perché? non c’è libertà di circolazione), reazioni sproporzionate della polizia che il servizio televisivo non riesce del tutto ad edulcorare. Da 1 a 100 basta avere 10 di senso critico per capire che siamo piombati in un regime in cui è vietato manifestare, si viene schedati e arrestati per questo, e in cui esiste una verità unica che non ammette discussione, né in Parlamento, né in televisione e nemmeno sulla piazza. “Purtroppo” resta nei social, maledetti social, ma quando li spegniamo questi canali Telegram? Sono pure russi! Solo un idiota penserebbe di vivere in un paese libero dopo un servizio così fazioso, qualunque cosa si pensi del vaccino, beninteso, che qua resta solo sullo sfondo. Ma andiamo avanti.

 

Secondo servizio: la TIM è svenduta agli americani. Al di là del cincischiare sul governo che è “neutrale” rispetto alle dinamiche del mercato, il passaggio, anche qui, con davvero un minimo di senso critico è chiaro come il sole. L’espertissimo Draghi è un curatore fallimentare o, se vogliamo essere meno crudi, un commissario liquidatore. Sta dirigendo i lavori per svendere le infrastrutture a rete nei servizi pubblici essenziali per rendere l’Italia una colonia di sfruttamento. E là penso sempre alla mia infelice Sicilia, colonia al quadrato, colonia di colonia. Almeno prima eravamo colonia semplice. La TIM non si poteva nascondere. Le altre mille magagne antipopolari della manovra economica in atto sono direttamente saltate, magari ne parliamo in un articolo ad hoc, se abbiamo tempo.

 

Segue il teatrino politico con i secondi riservati a questo e a quello, su temi del tutto irrilevanti, per simulare un dibattito politico che nel fatto non c’è, sono tutti d’accordo: qualche secondo in più a Renzi, che lancia l’improbabile Faraone a sindaco di Palermo (chi dice che Orlando è il peggiore sindaco possibile?), qualche secondo a Berlusconi, che ora è per il reddito di cittadinanza, Salvini, Meloni, … Nulla su cui valga la pena davvero di soffermarsi. Secondo me a questo punto tutti i telespettatori hanno già cambiato canale. A casa mi sollecitano in tal senso a gran voce. Io faccio cenno di “resistere”. Si vota nel 2022? Forse sì, ma “sarebbe un peccato” (e già, votare è sempre un “peccato”, ma per chi?).

 

Cominciano le notizie secondarie, quelle che prendono meno tempo. Dapprima lo spazio consueto al papa. L’Italia è un paese cattolico, un po’ di spazio al papa, qualunque idea abbia, di qualunque cosa parli, la domenica non si può negare. E ci può stare, anche se con garbo. Ma questo ci fa anche capire perché la Chiesa debba essere sempre governativa. Se vuoi spazio, devi essere allineata, altrimenti te ne vai nelle catacombe. Ed è da tempo che la Chiesa è uscita dalle catacombe e non ha la minima intenzione di tornarci: tutt’al più ci manda Padre Minutella, l’eretico. E di che parla il Papa? Dice ai ragazzi di avere il coraggio di “andare controcorrente”! Urca! Starà mica dicendo di non credere ai tiggì di regime e alle frottole che sono messe loro in testa “da mane a sera”? Manco per niente, seguendo il servizio si capisce che sta dicendo loro che l’unica vera contestazione che merita di essere portata avanti è quella “green”, quella dei “Fridays for future”: un po’ meno di studio a scuola, ma tanto attivismo pseudo-contestatore. E beh… abbiamo capito.

Segue, quasi immancabile, il solito servizio strappalacrime sulla giornata di naufragi e salvataggi. Non una parola, non UNA, sul fatto che siamo in presenza di un traffico organizzato, pianificato, su cui ci sono delinquenti che lucrano, e sul fatto che, nel fatto, questo a medio termine sta comportando un’alterazione irreversibile degli equilibri etnici, e scompensi economici e sociali dei paesi di destinazione, cioè i nostri, e la mia Sicilia in prima linea la prima di tutti. E comunque da questi servizi capite subito da che parte sta il governo: dalla parte degli scafisti e dei loro sodali ONG. Ogni legge che, sulla carta, dicesse ancora qualcosa di diverso sarebbe contraddetta da questo tipo di comunicazione ufficiale. E se, per sbaglio, qualcuno nella guardia costiera o nella burocrazia volesse fare il proprio dovere per difendere il confine sud (che è il confine naturale e storico della Sicilia, oltre che dell’Italia), troverebbe certamente un solerte giudice che, con giurisprudenza creativa, faccia capire chi è che comanda veramente oggi e quali sono leggi “vere”, anche se non sempre scritte.

 

Andiamo avanti, con la vera cronaca di coda. Un servizio su un caso di femminicidio. Non mi va di dire troppo pure sulle modalità con cui è presentato questo orribile fattaccio, perché rischierei di essere frainteso. Dico solo che word ancora mi segnala il termine come errato, vestigio di quando esistevano solo gli omicidi, perché ad essere uccisa era una persona umana (homo) e non una “femmina”. Andiamo avanti.

Si passa allo sport: una partita tra la nazionale del Vaticano (non sapevo esistesse), con uno special su un profugo del Camerun (ma quanto siamo accoglienti), contro la formazione dei Rom. Unico cittadino italiano: l’arbitro.

 

Comincia, in coda, un barlume di vero TG, seppure limitato a secondarissimi fatti di cronaca: la vendita dell’isolotto appartenuto ad Eduardo De Filippo, e la promozione del successivo special su Maradona. De Filippo e Maradona! Almeno ci lasciano il contentino: sequestrato il presente, orribili i presagi sul futuro, ancora non hanno riscritto, non del tutto (forse è presto), la memoria del passato. Qualche lacrimuccia, un po’ di malinconia. Di questi tempi ci si deve accontentare, non è poco.

Per evitare che ci si commuova troppo al ricordo del passato libero che fu, il TG ci ricorda subito dopo che il Presidente della Repubblica, accompagnato dall’on. Fico, è stato applaudito a scena aperta al Teatro di Napoli (no comment).

Segue ancora il caso della tennista cinese che ha denunciato di molestie un esponente di spicco del governo del suo paese e che ora chiede rispetto per la propria privacy. Il servizio è un’occasione imperdibile per ricordare ai sudditi di Oceania che nella cattiva Cina su questa vicenda è “calata la censura”. Proprio così! Hanno il coraggio, proprio loro, di denunciare le censure degli altri! Ma tanto per chi entra nella narrazione non è possibile neanche accorgersi della beffa che portano tali messaggi.

Siamo ora al gossip: la casa reale britannica ha diffidato la BBC di non mandare in onda il servizio che “sputtana” i conflitti tra William ed Henry. Forse la notizia è che anche nel Regno Unito stanno pensando di liquidare a medio termine questo orpello dell’Antico Regime. E devo dire che un po’ li invidio. Io, repubblicano fermissimo con la ragione, con il cuore penso che la Sicilia è stata per secoli una monarchia non troppo diversa da quella inglese, e ce la siamo fatti scippare così. Le monarchie non tornano, le repubbliche sono più razionali e funzionali, ma le prime evocano il sogno di continuità multisecolari. Noi con chi lo facciamo il gossip, con Nello? Dell’Italia non voglio neanche parlare. Però realisticamente è questione di tempo, anche quella di San Giorgio ha gli anni contati.

 

Chiude il TG con 30 anni senza Freddy Mercury. Un’icona sempre verde per il regime globale da un punto di vista ideologico: di origine etnica “strana” (uno zoroastriano, quindi né cristiano, né islamico, né ebreo), senza una vera patria, senza un vero sesso, praticamente perfetto. Però va detto che almeno era bravo, nel suo particolare genere s’intende, poi sono gusti. Ma siamo sempre là: il passato.

 

Chi l’ha detto che il “Ministero della Cultura Popolare” non c’è più?

 

Per oggi mi è bastato. Non farò presto di nuovo questo tentativo. Vorrei essere miliardario, o forse solo anche milionario, soltanto per fare una TV che desse una versione alternativa dei fatti, veramente libera, un po’ come sta facendo Byo Blu, ma soltanto per la Sicilia. Ne avremmo un gran bisogno. Ma me lo farebbero fare? E comunque miliardario non sono.

 

Nel frattempo… resistere, resistere, resistere. È ciò che il Grande Fratello teme di più.

 

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